Il Progetto di Ricerca

Padova: il progetto di ricerca sull’arboricoltura urbana

All’iniziativa 10.000 ALBERI PER PADOVA, l’amministrazione comunale ha affiancato un importante progetto di ricerca nell’ambito della moderna arboricoltura urbana.

Cos’è l’arboricoltura urbana

L’Arboricoltura urbana (definizione di Harris et al. – 2004), si riferisce primariamente all’impianto e alla cura degli alberi ed è una disciplina che fa riferimento all’ampio settore della “horticulture” nell’accezione inglese del termine che non corrisponde al nostro “orticoltura”, ma assume un significato più ampio e relativo alla scienza e alla tecnologia coinvolte nella coltivazione intensiva di piante per uso umano e, quindi, non limitato alle specie ortive. La selvicoltura urbana (In inglese Urban Forestry), invece, è una specializzazione all’interno delle scienze forestali che comprende la gestione degli alberi naturalmente presenti o piantati nelle aree urbane con tecniche forestali.

Lo studio scientifico

Lo studio scientifico relativo all’iniziativa 10.000 alberi per Padova che riguarderà il tema dell’Arboricoltura urbana è orientato all’analisi dell’attecchimento e del corretto sviluppo delle alberature in ambito urbano al fine di dare un orizzonte di efficienza ed efficacia alla spesa pubblica nel settore della gestione dei patrimoni arborei pubblici. In pratica dovranno essere supportate con dati tutte le pratiche operative che riducano la percentuale di fallimento dei nuovi impianti e che garantiscano un corretto sviluppo dei giovani alberi.

 

“Lo studio, finanziato in parte dalle somme previste dall’appalto e in parte da Euroambiente, l’impresa appaltatrice, come miglioria tecnica a costo zero per la stazione appaltante offerta in sede di partecipazione alla gara, è realizzato da due primari istituti di ricerca universitaria: il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali (Università degli Studi Firenze) e il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia (Università Statale di Milano), sotto il coordinamento scientifico del Prof. Francesco Ferrini e del Prof. Alessio Fini.

Le fasi analizzate dallo studio

Attecchimento delle piante

Sviluppo degli apparati radicali

Adattamento all'ambiente urbano

Tempi di reazione alla crisi di trapianto

Accrescimento dimensionale e morfologico dei soggetti arborei

Misurazione dei benefici ambientali dell’intervento mediante misurazioni strumentali oggettive, dati analitici ed elaborazioni

Attecchimento delle piante

Padova 10000 alberi: Il trapiantoIl trapianto è uno stress di origine antropica unico nel mondo vegetale. Al contrario degli ambienti naturali, ove la rigenerazione della vegetazione legnosa avviene prevalentemente disseminazione spontanea e la pianta compie il suo intero ciclo vitale nel luogo in cui il seme è germinato, negli ambienti antropizzati la propagazione e la coltivazione delle giovani piante avviene in un luogo diverso da quello della messa a dimora finale. Il passaggio dalle condizioni di elevata fertilità del vivaio alle condizioni sub-ottimali dell’ambiente urbano determina l’insorgenza dello shock da trapianto, una combinazione di carenza idrica, stress luminoso ed eccessi termici, in alcuni casi associata a danni meccanici alle radici. Poiché lo stress da trapianto deriva in larga parte da uno squilibrio tra la traspirazione delle foglie e la capacità delle radici di assorbire acqua dal suolo circostante, è stato ipotizzato che, riducendo la superficie traspirante mediante un intervento di potatura ispirato alle buone pratiche, sia possibile mitigare lo stress idrico associato al trapianto.

LA SPERIMENTAZIONE ED ANALISI DELLA TOLLERANZA AL TRAPIANTO

Per testare questa ipotesi, è stato allestito in via Longhin un campo sperimentale che include 144 piante appartenenti a 4 specie contraddistinte da una diversa tolleranza al trapianto (Acer campestre, Carpinus betulus, Fagus sylvatica, Fraxinus oxycarpa). Le piante sono state messe a dimora tra il 28 febbraio e il 2 marzo 2022, secondo un preciso disegno che consentirà ai dati raccolti di avere una valenza scientifica. Il gruppo di ricerca, coordinato dai Professori Alessio Fini del DiSAA (Università di Milano) e Francesco Ferrini del DAGRI (Università di Firenze) e composto da ricercatori delle due Università, si è recato a Padova in concomitanza con le attività di messa a dimora per effettuare gli interventi di potatura.

La potatura è stata effettuata su metà delle piante in modo da rimuovere il 25% dell’area fogliare, mentre l’altra metà delle piante, non potata, avrà il ruolo di testimone non trattato. Per quantificare l’intensità di potatura, sono stati contati i punti di accrescimento (gemme) per ciascuna pianta e si è operato in modo da rimuoverne un quarto. Gli interventi di potatura sono stati effettuati con le tecniche consolidate del taglio di ritorno e di diradamento, che, a differenza del capitozzo, comportano minimi squilibri all’architettura e alla fisiologia dell’albero (Fig. 1). Infatti, seppur la chioma sia stata ridotta di circa ¼, sarà difficile al visitatore, guardando le piante, individuare quelle potate. Si ipotizza che tale intervento permetterà alla pianta di consumare meno acqua, “evitando” lo stress idrico che una pianta non potata potrebbe subire e migliorando così l’affrancamento, senza tuttavia penalizzare gli accrescimenti futuri. L’efficacia della potatura al trapianto nell’aumentare la sopravvivenza, la crescita e nel migliorare lo stato di salute delle piante sarà valutato nei prossimi anni dalle intense attività di monitoraggio che saranno effettuate dai ricercatori.
Infine, la potatura all’impianto è stato un metodo efficiente per risolvere precocemente alcuni difetti strutturali nelle piante e favorire già dalla messa a dimora lo sviluppa di una chioma strutturalmente solida (Fig. 2).

Figura 1

Particolare di una pianta di faggio potata in cui sono mostrate le due modalità di taglio utilizzate: il taglio di diradamento (freccia rossa), che rimuove interamente un laterale in corrispondenza della sua inserzione, rispettando il collare del ramo; il taglio di ritorno (freccia blu), che raccorcia un ramo troppo vigoroso in corrispondenza di un laterale di dimensione idonea con lo scopo (Fonte: Alessio Fini).

Figura 2

Particolare della chioma di un carpino prima (sinistra) e dopo (destra) la potatura. A sinistra, è possibile osservare la presenza di molte branche codominanti, da cui potrebbero originarsi problemi strutturali in futuro. A destra, è possibile osservare come i codominanti siano stati indeboliti o eliminati mediante taglio di ritorno o di dirademento al fine di isolare e previlegiare la freccia, cioè la diretta prosecuzione del fusto, al fine di allevare una pianta strutturalmente solida.